5 dicembre 2014 – Suo padre, ricercatore all’Enea, glielo aveva detto: «Fa attenzione, a volte quello che si butta vale più di quello che si produce». Dopo qualche anno, quando Daniele Pizzichini è diventato a sua volta ricercatore in biologia molecolare presso l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (la seconda maggiore istituzione nazionale per la ricerca), ha visto che era proprio così. E dalla teoria è passato alla pratica. Così, nel 2004, nasce come spin off dell’Enea Genelab srl, società di consulenza di servizi tecnologici e biotecnologici che aiuta a estrarre dagli scarti della produzione sostanze utili, che hanno un mercato.
«Io è il mio collega Leonardo Giliberto ci occupavamo di biologia molecolare delle piante e conducevamo ricerche di ingegneria metabolica. Dopo qualche tempo mi sono spostato sulla ricerca delle tecnologie di filtrazione a membrana, metodi separativi che consentono a partire da matrici indifferenziate (siero di latte, acque di vegetazione) di separare le sostanze a livello molecolare. Molti aspetti delle nostre ricerche potevano essere profittevoli, diventare fonte di business, di valorizzazione. Così abbiamo avuto l’idea di diventare noi un soggetto attivo. Mio padre Massimo è uno dei maggiori esperti di tecnologie di membrana e ha reso disponibile il know how. Da Enea, che è anche un centro di aggregazione per le imprese, abbiamo preso i contatti. Conoscevamo bene il mondo della ricerca e cominciavamo a conoscere quello dell’industria. Questo tessuto di interscambio che si è consolidato negli anni».
Genelab insegna alle imprese che producono come valorizzare uno scarto industriale, complicato e costoso da smaltire, suggerendo quali sono le sostanze recuperabili e come ottenerle. Inizialmente compie un’analisi degli scarti industriali, poi individua le molecole di interesse commerciale e studia la fattibilità del progetto, anche in base al rapporto costi benefici. Se gioco vale la candela, consiglia l’impianto a membrana da acquistare.
Tra le produzioni che danno scarti riutilizzabili ci sono quelle dell’olio di oliva e del formaggio. Le acque di vegetazione olearie – spiegano da Genelab – rappresentano uno dei maggiori problemi dell’agroindustria, in particolare per le regioni grandi produttrici di olio di oliva. Lo smaltimento comporta una serie di problemi dovuti all’elevato contenuto di sostanze organiche, alla presenza di grassi e composti fenolici difficilmente degradabili, antimicrobici e fitotossici, al PH acido. Ma queste acque possono essere “valorizzate”, frazionandole in sostanza organica, polifenoli e acqua. In pratica, i residui di spremitura della polpa delle olive non si buttano via, ma al contrario si possono raccogliere e riutilizzare perché sono una grande risorsa.
A questo scopo è nata Phenofarm, azienda del Lazio nata all’interno di un frantoio. Phenofarm, grazie a un brevetto dell’Enea (autori sono Massimo Pizzichini e Claudio Russo), ha realizzato un impianto di trasformazione delle acque di vegetazione delle olive, da cui ricava prodotti a base di polifenoli (sostanze antiossidanti) estratti dalla polpa delle olive, dopo la macinatura.
«Lo stesso discorso vale per il siero di latte, prodotto dalla cagliata, che può essere frazionato recuperando proteine, lattosio, sali minerali e acqua purificata. Le proteine per esempio, possono essere utilizzate per la formulazione di prodotti dietetici soprattutto per gli sportivi. Ma non va trascurata l’importanza dell’acqua, che si estrae acqua ultra pura, quasi distillata. E’ un’altra risorsa che buttiamo via tutti i giorni perché costa (ancora) poco. Ma bisogna cominciare a lavorare in maniera eco-sostenibile».
L’approccio di Genelab si basa sulla volontà di proporre modelli concreti di sviluppo sostenibile, inteso come sviluppo atto a “garantire il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali senza che sia compromessa la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” (World Commission on Environment and Development 1987).
«Se guardiamo al mondo della scarto, c’è un potenziale serbatoio di valore immenso. Non si finisce mai di trovare sostanze utili. Quantità di scarti enorme, biomassa che contiene sostanze che potrebbero essere serbatoio di sostanze attivi benefiche e vengono buttate. E’ il mercato del futuro», dice Daniele Pizzichini.
Genelab ha vinto il premio delle eccellenze Green 2.0 per «la ricerca e i servizi tecnico-scientifici verso le imprese nel campo della biologia molecolare», assegnato lo scorso novembre da VedoGreen, Dintec e Ukti.
Fausta Chiesa
A cura di ETicaNews