Sono sempre più attente alle tematiche ESG (Enviromental, Social e Governance) le quotate del mercato AIM Italia. Una tendenza che va di pari passo con un nuovo approccio che si manifesta anche negli atteggiamenti degli investitori. È quanto mette in evidenza la prima indagine condotta dall’Osservatorio AIM di IR Top Consulting, Partner Equity Markets di Borsa Italiana – LSE Group, in collaborazione con Vedogreen Finance, promotore e investitore della SPAC GreenItaly1, sulle politiche e le prassi delle società AIM Italia sui temi di Environmental, Social e Governance. Anna Lambiase, Amministratore Delegato di IR Top Consulting e VedoGreen Finance, pone l’accento su un dato importante: “il 36% delle aziende AIM analizzate fornisce, su base volontaria, informativa sugli aspetti ESG all’interno del proprio bilancio, in un documento specifico e sul proprio sito web”. Nel 2016 gli asset gestiti a livello globale con strategie basate su criteri ESG sono pari a 23.000 mld di dollari. In Europa, nel 2017, quelli gestiti attraverso la stretegia ESG Integration sono pari a 4.000 mld di euro.
Attenzione alle tematiche ESG, a che punto siamo?
Negli ultimi anni questi temi hanno caratterizzato sempre più le scelte di investimento degli investitori istituzionali, specie a livello internazionale. Gli asset gestiti a livello globale attraverso strategie ESG confermano il trend positivo, evidenziando una notevole crescita in Europa con un CAGR 2015-2017 del +27 per cento. Dal nostro studio emerge che il 36% delle aziende AIM analizzate fornisce, su base volontaria, informativa sugli aspetti ESG all’interno del proprio bilancio, in un documento specifico e sul proprio sito web. Si tratta di società appartenenti per il 31% al settore Industria, per il 17% al settore Energia ed Energie Rinnovabili e per l’11% al settore Tecnologia. Il 51% presenta un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, il 23% tra i 50 e i 100 milioni di euro, il 17% tra i 100 e i 200 milioni di euro e il 9% superiore ai 200 milioni di euro. L’86% di queste aziende è presente all’estero e il 74% è fornitore di grandi imprese.
Cosa spinge le imprese ad adottare questi strumenti?
Una nuova consapevolezza: l’attenzione verso le tematiche della sostenibilità ed elevati standard di governance è sempre più importante per una crescita bilanciata delle imprese. La ricerca ha anche evidenziato come gli investitori istituzionali utilizzino sempre di più criteri ESG nelle scelte di investimento di medio-lungo periodo per avere una migliore qualità nello screening dell’universo investibile.
Quali i criteri che hanno guidato l’indagine?
Abbiamo esaminato 98 società quotate su AIM Italia (ad esclusione delle SPAC) e per ognuna abbiamo fatto riferimento a diverse voci: dall’informativa in materia di Rischi Ambientali e Sociali legati all’attività di impresa alla struttura di corporate governance. Il 21% delle aziende oggetto del campione, nella relazione sulla gestione, si sofferma su elementi propri dell’Informativa in materia di Rischi Ambientali, con informazioni relative alla sicurezza sul luogo di lavoro o alla protezione dei dati personali. La stessa percentuale, poi, sul proprio sito ha predisposto una sezione dedicata ai temi della Sostenibilità. Il 24% delle società, invece, in merito all’Informativa sui temi di Sostenibilità, si sofferma sui temi dell’occupazione, della diversità e delle pari opportunità, dei consumi energetici e delle emissioni, della formazione del personale, della qualità e sicurezza, del rapporto con le istituzioni locali.
Parliamo di Governance. Quali gli strumenti utilizzati?
Su questo punto sono tre i modelli che vengono utilizzati dalle aziende quotate su AIM Italia. Il 57% delle pmi ha adottato un codice etico, il 49% un modello organizzativo ex DLgs 231. Più bassa, invece, la percentuale delle aziende che si è dotata di comitati endoconsiliari, in questo caso si scende al 10 per cento.
Quali sono gli strumenti che le quotate adottano per comunicare al mercato le informazioni non finanziarie?
Tra le società prese analizzate sono otto quelle che si caratterizzano per l’adozione di strumenti ad hoc relativi alle informazioni non finanziarie. In particolare, quattro società si sono dotate di un Bilancio di sostenibilità, due di un Bilancio sociale, un’azienda ha adottato il Bilancio integrato e un’altra ha inserito una sezione responsabilità sociale aziendale all’interno del bilancio.
Dal punto di vista degli investitori come cambia l’approccio?
Il nostro studio si sofferma anche su questo aspetto e ha raccolto diverse testimonianze. Per Matthieu David, Head of Italian Branch Candriam, “ciò che contraddistingue l’approccio di investimento sostenibile di Candriam è la valutazione delle aziende, grazie al supporto di un team interno di analisti, secondo un approccio micro, legato al rapporto tra l’azienda e i propri stakeholders, e un approccio macro, secondo il quale viene analizzato il modello di business dell’azienda e il suo settore di riferimento rispettivamente ai principali trend di sostenibilità: cambiamento climatico, esaurimento delle risorse, economie in via di sviluppo, evoluzioni demografiche, salute e benessere, interconnettività. Per poter costruire portafogli sostenibili è altresì importante essere azionisti attivi: è importante per noi esprimere il nostro parere in assemblea e avviare un’attività di dialogo con il management. L’Engagement è ciò che ci permette di costruire l’universo investibile di domani”. Si sofferma sull’importanza della gestione della diversità Alida Carcano, Managing Partner di Valeur Asset Management: “La capacità di un’impresa di gestire la diversità e l’inclusione, cioè gestire un team composto da persone diverse per cultura, etnia, religione, età, sesso, è chiaramente un passo avanti dal punto di vista ESG. Le statistiche dicono che un team eterogeneo sia più attivo rispetto ad un team omogeneo. In Italia siamo durante un processo di cambiamento: basti pensare che oggi mediamente la quota di donne nei consigli di amministrazione si aggira intorno al 30%, rispetto al 10% nel 2012. Per sapere se le performance saranno migliori abbiamo ancora bisogno di tempo, è però certo che l’inclusione di diverse idee e diversi punti di vista sia un significativo valore aggiunto”. Per Francesca Colombo, Head of ESG Analysis and Research di Etica SGR: “Per Etica SGR le informazioni ESG sono assolutamente vitali, perché da sempre facciamo specifiche analisi del comportamento aziendale considerando questi fattori per costruire il nostro paniere e conseguentemente il portafoglio dei nostri fondi comuni di investimento. Le aziende sostenibili per noi sono quelle che hanno integrato gli elementi ESG realmente nel proprio business, quindi quelle in grado di creare valore nel lungo periodo per l’intera comunità. Spesso le small cap sono già molto virtuose ma non lo sanno o non lo sanno comunicare correttamente. In relazione a ciò la strategia di Engagement & Voting è un’arma importantissima in mano all’investitore per accompagnare l’impresa nel miglioramento”.
Strumenti come i PIR possono andare in una direzione sempre più ESG?
Dalla prima indagine sul tema ESG condotta dall’Osservatorio AIM emergono interessanti evidenze in tal senso. Lo abbiamo chiesto a Sonia Artuso, Portfolio Construction – Risparmio Gestito di Intesa Sanpaolo Private Banking che ci ha spiegato: “I PIR possono coniugarsi con una transizione verso un’economia sostenibile, green? Perché no, si può pensare a un green PIR che abbia l’obiettivo di focalizzarsi su imprese con progetti di energia rinnovabile, di riciclaggio di rifiuti, di migliore gestione dell’acqua. Per quanto riguarda le strategie di investimento sostenibile quelle che meglio si adattano alle PMI sono Engagement & Voting, Sustainability Themed, Impact Investing e Exclusion. È importante che le PMI inizino a strutturarsi a livello di governance con l’introduzione di comitati endoconsiliari che si occupino delle questioni “materiali” relativamente alle tematiche ESG”. Sul rilievo di questi temi si è soffermato anche Angelo Meda, Head of Equities di Banor: “In relazione alle tematiche ESG quello che abbiamo sviluppato internamente è un modello incentrato su una parola chiave: materialità. Materialità è stata tradotta nella modalità di comunicazione degli standard di sostenibilità della SASB (Sustainability Accountability Standards Board), associazione nata in USA. Noi confidiamo che quello che sta nascendo in America come trend da parte dei grossi fondi pensione, degli endowment e delle università arrivi anche in Europa e ci consenta di avere sempre più dati disponibili per queste analisi. Inoltre, da uno studio condotto da Banor insieme con il Politecnico di Milano, è emerso che le società con un alto punteggio ESG hanno ottenuto un rendimento effettivo più alto nel lungo periodo”.
A cosa prestano maggiore attenzione le aziende?
Dal nostro studio emerge in maniera forte come molte aziende guardano con interesse alla sostenibilità ambientale. Alberto Alfiero, Vice Direttore Generale di Banca Finnat, ad esempio, ci ha raccontato che “guardando al mercato AIM e all’esperienza maturata con le aziende che abbiamo aiutato ad arrivare sul mercato, ho notato una sensibilità alle tematiche ESG straordinariamente alta. Come Global coordinator abbiamo accompagnato in quotazione molte società il cui core business è strettamente legato alle tematiche “green”, quali ad esempio quelle legate alla mobilità sostenibile, a materiali d’imballaggio innovativi o alle bioplastiche. È importante che anche noi intermediari facciamo il massimo per cercare di far valorizzare dalle aziende quotate su AIM i temi legati alla sostenibilità, al fine di evidenziare quelle realtà che in molti casi sono già – nella sostanza – assai virtuose, ma non lo comunicano o non lo rendono così evidente. Come gestori, nei nostri processi di investimento, ed in particolare proprio in quello implementato per il Fondo dedicato all’AIM Italia, poniamo una specifica attenzione alle società il cui business e settore di riferimento sono coerenti con le tematiche ESG”. Il tema dei criteri, tra l’altro, è determinante per lo sviluppo degli investimenti ESG, come be evidenzia Andrea Vismara, Amministratore Delegato di Equita Group: “Dal punto di vista della scelta degli investimenti e della ricerca, la vera sfida dell’ESG sarà selezionare i criteri rilevanti, cioè capire cosa è materiale, cosa è fatto bene e cosa rende speciale l’approccio di una società. Ad esempio, la governance è fondamentale per aziende come noi, quotate su un mercato regolamentato, ma se poi non si applica trasparenza la governance rimane sterile; se non si comunica in maniera trasparente agli investitori, il semplice rispetto di elevati standard di governance non serve a nulla. È quindi necessario che nell’affrontare le tematiche ESG ci sia continuità, correttezza e completezza della comunicazione. Il punto fondamentale è capire nel dettaglio la responsabilità sociale dell’impresa e individuare cosa rende speciale l’approccio ESG delle singole società e dei singoli investitori che analizzano queste società, senza affidarsi solamente a meccanismi di scoring di provider esterni che per loro natura sono meno significativi per le PMI”.
Qual è il punto di vista di Borsa Italiana su questi temi?
Lo studio ospita anche l’opinione di Alessandra Franzosi, Head of Pension Funds & Asset Owners di BORSA ITALIANA LSEG: “Di ESG e PMI si sentirà sempre più parlare in futuro; la sfida sarà trasferire con equilibrio i temi delle grandi imprese sulle piccole. Con Borsa Italiana è da diversi anni che lavoriamo su queste tematiche consapevoli che questi temi stanno diventando sempre più parte del dialogo tra società quotate, investitori e stakeholders. Il concetto di sostenibilità che devono abbracciare le PMI non è tanto un obbligo di reporting ma è raccontare al mercato la loro strategia di medio-lungo termine e come intendono gestire e valorizzare i fattori sociali, ambientali e di governance. Un’azienda ben gestita e con una salda governance ha infatti anche una view strategica di lungo termine”.