L’alto costo dell’energia elettrica in Italia (+25% rispetto alla media europea) spinge le industrie a investire per migliorare l’efficienza. Le prospettive del settore nell’ Energy Efficency Report del Politecnico di Milano. Il modello di riferimento è quello della ESCO per il finanziamento degli interventi tramite terzi…
È stato presentato ieri a Milano il II° rapporto Energy Efficency Report realizzato all’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano. La seconda edizione ha affrontato il tema dell’efficienza energetica nei processi industriali mentre nella prima edizione era stato trattato quello degli edifici.
Il PAEE (Piano di Azione per l’Efficienza Energetica) 2011 attribuisce al settore industriale, che è responsabile del 25% dei consumi energetici nazionali, un quota importante, circa il 15%, dei risparmi energetici attesi in Italia al 2016 e al 2020. Il costo dell’energia rappresenta inoltre un fattore strategico di competitività per le imprese italiane che pagano l’energia elettrica mediamente il 25% in più di quelle europee (+16% vs. quelle tedesche). L’incidenza media a livello industriale sull’Ebitda si attesta invece su valori prossimi al 34% (dati del 2010).
Le condizioni affinché le imprese industriali italiane si impegnino in interventi di efficienza energetica ci sono. Ma non bastano per fare concretizzare i piani di investimento. Esiste, infatti, una serie di fattori che pongono barriere alla diffusione dell’efficienza energetica (EE): tempi di pay back superiori alle soglie tollerate dalle imprese (2/3 anni); mancanza di disponibilità di capitale proprio, difficoltà di acceso al capitale di terzi. Gli investimenti in interventi di EE è quindi nel 90% di casi legato a scelte forzate per l’obsolescenza degli impianti.
Il rapporto mette in evidenza anche una sintesi delle diverse tecnologie disponibili per interventi di EE nel caso di sostituzione “volontaria” e considerando il tempo di pay back. Sono individuate soluzioni al di sotto della soglia massima di accettabilità quali inverter, rifasamento dei carichi elettrici e interventi sul sistema ad aria compressa. All’opposto, tecnologie che hanno tempi di recupero dell’investimento ancora non accettabili sono: motori elettrici ad alta efficienza; sistemi efficienti di combustione; cogenerazione, ORC. Infine il rapporto individua i settori industriali che per varie ragioni sono i più interessanti per la realizzazione di interventi di EE: carta, chimica, alimentare e tessile.
In Piazza Affari le società attive nel business del risparmio energetico sono TerniEnergia [TRNI.MI] e Kinexia [KINX.MI]. Entrambe hanno di recente presentato i propri piani industriali triennali, inserendo l’efficienza energetica tra le azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi di crescita fissati. Il modello di riferimento è quello della ESCO per il finanziamento tramite terzi di interventi nei processi industriali. Le ESCO (Energy Service Company) sono società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica assumendo su di sé il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra la ESCO ed il cliente finale con diverse tipologie di accordo commerciale.
In dettaglio TerniEnergia opera attraverso la controllata Lucos, già ben posizionata nel settore vantando un’esperienza sia nel campo della pubblica illuminazione che in quello industriale.
Kinexia invece si pone l’obiettivo di avviare servizi consulenziali e di intervento quale ESCO attraverso la promozione di soluzioni cogenerative e di efficentamento inizialmente in partnership con SEI, la società del gruppo attiva nel teleriscaldamento.
Più direttamente interessata alla vendita di tecnologie è invece la Gefran [GFRN.MI], presente sul mercato con prodotti nel campo degli azionamenti elettrici per il controllo dei motori (inverter). In questa area di business la società genera il 46% del proprio fatturato.
Di Fabrizio Barini, a cura di Websim