12 giugno 2013 – «Oggi non abbiamo un numero che ci indichi i guadagni consentiti dalla sostenibilità. E per fortuna non l’abbiamo. La qualità, in fondo, prescinde da questi numeri». Così Paolo Barilla, vicepresidente del gruppo alimentare di Parma, ha cercato di condividere con il grande pubblico l’utilità per l’azienda degli sforzi sociali in Csr compiuti in questi anni, in occasione della presentazione del documento di sostenibilità “Buono per te, Buono per il pianeta”. Ma se anche oggi a Parma non ci si interroga sulla misurazione del valore della Csr, la si è comunque integrata come strategia di lungo periodo. «Il discorso è che questa qualità anche sociale forse la viviamo con un eccesso di ottimismo – ha aggiunto -, ma sarà ciò che consentirà a questo marchio di sopravvivere per altri cento anni. Confrontandoci con i competitor internazionali e i colossi Usa, Barilla può dire oggi di essere assai bene attrezzata per affrontare il futuro con contenuti importanti e innovazione».

Che la Csr crei valore di lungo termine non è certo un concetto nuovo nei dibatti concentrati sul tema della Corporate social responsability. Ma che un’azienda ne sia così convinta a tal punto da dichiarla esplicitamente come unica strada per sopravvivere ai cambiamenti nel tempo dei mercati e del contesto competitivo, rappresenta una rarità. E Barilla è una di queste. A tal punto che il management ha ribadito che «solo un’azienda che fa bene può vivere in eterno». Più che una strategia da libro di gestione aziendale, è una vera e propria visione: «La nostra ambizione è proseguire nelle generazioni, e per farlo Barilla deve essere riconosciuta come un elemento positivo della società in cui vive».

Ma di fronte a queste belle dichiarazioni, sbagliarebbe chi pensasse che alla Barilla la Csr sia fatta solo a parole. Tutt’altro. Basta pensare all’attenzione posta da Parma alla supply chain, tema che molte aziende italiane dedite in maniera esplicita alla Csr sono ancora lontane dal riuscire a gestire. Ebbene, la Barilla si dimostra già molto avanti: «Le alleanze strategiche con la catena dei fornitori, per trasferire a questi la sostenibilità, saranno un elemento cruciale per il prossimo decennio».

Tuttavia, è corretto ricordare che non solo di strategie di lungo periodo si nutre la Csr del gigante emiliano del settore alimentare. Anche il futuro prossimo è pieno di attenzioni per i vari stakeholder. Prendiamo ad esempio uno dei più importanti, il cliente per eccellenza ovvero il consumatore finale. In occasione della presentazione del Rapporto di sostenibilità 2013, Barilla ha confermato una novità che era nell’aria. Il gruppo parmense ha detto che tra poco sbarcherà negli Usa con prodotti senza glutine. Un’attenzione rivolta ai consumatori diventati più esigenti non per propria scelta. Dove c’è Barilla c’è Csr.

Barilla ha presentato “Buono per Te, Buono per il Pianeta” ieri in un convegno in Sda Bocconi. Il Rapporto sul Business Sostenibile 2013 rappresenta la quinta edizione. Il gruppo ha un’aspirazione precisa: raddoppiare il business al 2020, arrivando a un fatturato di oltre 6 miliardi di euro. In parallelo, si è posto però obiettivi importanti in termini di sostenibilità. Tra questi, nel 2014: -30% emissioni totali di CO2 equivalente (rispetto al 2008); 30% consumi di acqua (rispetto al 2008); 98% pack riciclabili.

 

A cura di ETicaNews