25 giugno 2013 – «I criteri Esg (Environmental, social and Governance) hanno sempre più importanza nelle discussioni sul tema fusioni e acquisizioni (M&A)». Lo ribadisce un commento di Marie-Christine Korniloff, responsabile Sri (socially responsible investment) di Financière de l’Echiquier, nel quale la manager prende spunto da una ricerca di PricewaterhouseCoopers e si concentra principalmente sulle grandi acquisizione nel comparto dell’healthcare. Nell’intervento della Korniloff viene evidenziato come «il 75% dei professionisti del M&A, intervistati da PricewaterhouseCoopers ritiene che questi temi dovrebbero acquisire persino maggiore importanza nei prossimi tre anni».

Una fiducia negli Sri che parte da presupposti molto operativi: «Otto su dieci acquirenti – si legge nel commento – hanno già rinegoziato il prezzo di acquisto al ribasso, oppure hanno interrotto le trattative con la controparte dopo aver appurato uno sviluppo limitato di queste aree». In altre parole, otto operazioni su dieci sono state compromesse perché non sono stati centrati i parametri Sri. A incidere sono ancora soprattutto i rischi operativi e reputazionali che una transazione poco accorta agli Esg potrebbe sottintendere. «Non c’è da stupirsi quindi – scrive la Korniloff – che, nel processo di “due diligence”, il 63% degli intervistati dichiari di prendere sistematicamente in considerazione i criteri ambientali (cioè quelli ritenuti ancora più pericolosi in termini di pericolo d’immagine, ndr), il 44% i criteri sociali e il 38% i criteri legati alla governance».

La responsabile Sri di Echiquier si concentra poi sul settore healthcare, «ritenendolo quello che ha assorbito maggiormente i fattori Esg nelle proprie strategie di acquisizione. E per una buona ragione: raggiungere il livello di conformità per un prodotto difettoso può essere particolarmente costoso e avere implicazioni in termini di reputazione, anche anni dopo la chiusura della transazione». Così, quando App Pharmaceuticals, specialista americano di farmaci generici iniettabili fu acquistata dal colosso tedesco Fresenius per 3,7 miliardi dollari, «i parametri Esg sono stati esaminati accuratamente. Ispezioni in fabbrica e colloqui con le figure chiave responsabili della qualità dei prodotti hanno fatto parte delle attività quotidiane degli esperti di Fresenius prima della transazione». Un’accuratezza che è stata premiante per Fresenius, prosegue la manager, che, «ad oggi, non è stata soggetta ad alcun richiamo di prodotto, a differenza dei suoi due competitor americani (Korniloff non cita i nomi, ndr), colti in fallo dalla Food and Drugs Administration americana. Questa è certamente la prova che per gli investitori e le imprese, l’analisi dei criteri Esg rappresenta una leva di performance nel lungo termine».

 

A cura di ETicaNews