1 marzo 2013 – “Questa potrebbe essere una buona notizia per le banche, poiché, come la ricerca suggerisce, i bonus in denaro di enorme valore sono un modo inefficace per ricompensare compiti complessi. Grandi somme di denaro immediate incoraggerebbero in realtà prestazioni peggiori. Tagli a questi tipi di premi potrebbero essere utili per il miglioramento del decision making”. E’ una lettura provocante ma costruttiva quella che fornisce Andre Spicer, Professore di Comportamento organizzativo alla Cass Business School di Londra alla notizia della proposta del Parlamento Europeo di fissare limiti in materia di bonus dei banchieri. Un tema di estrema attualità, se si pensa che proprio nella patria storica degli istituti finanziari, la Svizzera, domenica 3 marzo si terrà un referendum in tema di bonus. Anche la Confederazione elvetica vuole mettere un tetto alla mega retribuzioni dei top management che in diversi casi sono stati remunerati con ricchi premi anche dopo essere stati incapaci di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Certo, per ora neanche nell’Unione Eurropea sono stati sottoscritti accordi definitivi. L’intesa raggiunta tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue è semplicemente un “preliminare” sull’adozione delle norme stabilite a livello globale di G20 sui requisiti patrimoniali delle banche in nome di Basilea 3, che prevedono in particolare un tetto ai bonus da assegnare ai manager delle banche. “Durante la crsi finanziaria – ha commentato il ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan – i contribuenti europei hanno dovuto ricapitalizzare le banche. Questa revisione delle norme europee assicura che in futuro le banche avranno capitale sufficiente, sia in termini di qualità che di quantità, per resistere ai traumi economici e finanziari futuri“. Le nuove norme riguarderanno le 8mila banche europee.
Come prevedibile si sono levate vibranti proteste dalla City londinese, cuore finanziario del continente, dove nel 2012 sono stati distribuiti bonus in contanti per 5,1 miliardi di euro mentre nel 2008 si toccò la cifra assurda, visto anche il contemporaneo scoppio della crisi creditizia mondiale, di 13,4 miliardi. Dal 2014 se il progetto Ue diventerà realtà, si assisterà a un livellamento che non farà superare i 1,5 miliardi di euro l’anno distribuiti a Londra.
Non ci sarà comunque solo come conseguenze positive l’introduzione di politiche di retribuzioni in banca più etiche. Potranno infatti innescarsi addirittura dei miglioramenti di gestione degli istituti da parte dei manager bancari. Il professor Spicer la vede così: “I nuovi provvedimenti dell’Ue in materia di bonus dei banchieri costringeranno le banche a ripensare il modo in cui motivare i loro migliori collaboratori, i cosiddetti star performers, che fino ad ora sono stati gratificati con bonus stratosferici. Ma quali potrebbero essere le alternative? Più incentivi a lungo termine per esempio, legati alla performance dell’ente nell’arco di cinque o 10 anni. Ciò potrebbe comprendere migliori orari di lavoro, un ambiente di lavoro più favorevole, più opportunità di realizzarsi, e altro. Questo potrebbe portare a luoghi di lavoro in cui i banchieri non saranno più disposti a sopportare 364 giorni di lavoro stressante al prezzo di un giorno di pura gioia nel quale i bonus sono pagati. Se ciò accadesse, il settore bancario diventerebbe più attraente per una vasta gamma di persone. Il tappo sul bonus – continua Spicer – significa anche che le banche dovranno ripensare i loro modelli di business. Fino ad ora gli istituti hanno fatto affidamento su pochi eroi in piccole unità di investment banking per fare i più grandi profitti. Ora invece dovranno pensare a dei modi di sfruttare il talento della stragrande maggioranza dei loro dipendenti che non ricevono bonus stratosferici. Questo potrebbe portare le grandi banche a tornare al vecchio stile bancario. Ma potrebbe anche dire che i star performers dovranno cercare lavoro in istituzioni finanziarie al di fuori delle banche, come il private equity o l’hedge fund.”
Ora la parola passa all’Ecofin di martedì 5 marzo che discuterà dell’accordo preliminare raggiunto. La strada è ancora irta di ostacoli, ma a questo punto non si può più tornare indietro. Per il rispetto di politiche di retribuzione più etiche, per il bene dei risparmiatori europei, per un futuro più sostenibile delle banche stesse.
Fabrizio Guidoni
A cura di ETicaNews