01.10.2016 – Masi Agricola si è quotata all’Aim Italia a giugno 2015: 15 mesi decisamente complicati per i mercati finanziari. AimNews ne ha parlato con Sandro Boscaini, presidente dell’azienda vitivinicola radicata nella Valpolicella.
Quali sono le vostre impressioni?
Abbiamo chiuso una buona semestrale, con ricavi in crescita del 9% a 30 milioni e quasi 4 milioni di utile netto. Con tutti e tre i segmenti commerciali – top, premium e classic wines – in crescita. Senza contare che negli ultimi esercizi i secondi semestri hanno costantemente realizzato oltre la metà dei ricavi annui.
Come contate di continuare a crescere?
Stiamo continuando il nostro percorso secondo quanto delineato in fase di quotazione. Basandoci cioè sui tre pilastri di crescita che abbiamo individuato. Innanzitutto la crescita organica, su cui lavoriamo da sempre, poi quella tramite operazioni straordinarie e ci guardiamo sempre attorno con interesse e infine il terzo obiettivo è quello di avvicinarsi sempre più al consumatore.
Ce le spiega in dettaglio?
Certo. Il primo pilastro è quello della crescita sul nostro portafoglio storico e sui nostri mercati tradizionali e lo facciamo anche attraverso dei miglioramenti interni che ci consentono di aumentare la qualità dei prodotti e dall’altra di rendere più efficiente il processo produttivo, anche dal punto di vista dei costi. Per quanto riguarda la crescita per linee esterne, noi vogliamo essere gli interpreti del triveneto: nei giorni scorsi abbiamo infatti portato a termine l’acquisto, per 7 milioni di euro cash, di una quota di maggioranza nella Canevel Spumanti Spa e nelle società agricole del gruppo di Valdobbiadene, che produce vini spumanti premium. Infine l’approccio al cliente finale, che stiamo portando avanti con la creazione di wine bar in cui il consumatore può trovare la cultura del nostro prodotto, conoscere il brand e quindi possiamo fidelizzarlo grazie al racconto del nostro territorio, dei nostri vini e della loro qualità.
Quanto ne avete avviati finora?
Per ora due, il “Masi Wine Bar” a Zurigo e “Tenuta Canova” sul Lago di Garda, un’area che ha un comprensorio di 12-13 milioni di turisti in buona parte straniera. Stiamo lavorando ora per nuove aperture: non ci dispiacerebbe la Scandinavia, dove il nostro brand è presente e molto ben considerato.
Per ora aperture in Europa, quindi…
Sì, per ora sì. Anche se non nascondiamo di guardare al Canada, mercato molto interessante per noi, e in prospettiva anche l’Oriente.
E su quali aree puntate di più per crescere?
Il mercato che ci dà più soddisfazioni in questo momento sono gli Stati Uniti. La Gran Bretagna sta crescendo anch’essa molto bene, anche se il mercato sta cambiando: molto ristoranti italiani, che sono stati tra i principali veicoli di conoscenza dei nostri vini stanno passando ora in mano a “non italiani” e quindi non è detto che mantengano le stesse tradizioni in fatto di vini. Tuttavia ora stiamo anche entrando come Masi nei department store e nelle catene, ovviamente nella fascia medio alta che ci compete.
Qual è stato l’impatto di Brexit, con la successiva svalutazione della sterlina?
Fino ad ora non vediamo ripercussioni. Anche perché l’Inghilterra vuol dire molto spesso Londra. Dove i flussi di turismo si sono mantenuti elevati e quindi non vi sono state ricadute negative. Anche perché il mercato inglese è particolare, visto che è fatto sì di inglesi ma anche di molto stranieri che ci lavorano e ci vivono. Senza contare che le problematiche a livello di cambio sono le medesime anche per i nostri competitors dell’Eurozona.