28/10/2013 – Ore 14:39
“Borse europee ai livelli massimi degli ultimi cinque anni”, titolano i giornali. Il dato statistico è vero, ma è anche vero che gli italiani che investono in Borsa non hanno la percezione di avere guadagnato così tanto. Innanzitutto perché i cinque anni valgono per l’indice complessivo delle Borse europee Stoxx600, e non per il nostro FtseMib. Piazza Affari ha sofferto insieme alle Borse di Parigi e Francoforte a partire dal terribile autunno del 2008, segnato dal fallimento di Lehmann Brothers. E poi ha continuato a soffrire da sola quando è esplosa la crisi del debito pubblico dei Paesi “periferici” dell’Europa, la crisi dei Btp e la crisi delle banche. Le Borse nordiche, invece, già risalivano.
Quindi l’orizzonte alle nostre spalle non spazia indietro per cinque anni, ma solo per un periodo di 27 mesi, meno della metà. Oggi l’indice principale della Borsa di Milano, a quota 18.800, è sui livelli del luglio 2011.
E allora andiamo a vedere che cosa è successo a Piazza Affari in questi mesi, quali titoli hanno trascinato il listino e quali sono rimasti indietro.
Fra i migliori ci sono i titoli del risparmio gestito e del lusso: Azimut [AZMT.MI] +187% e Mediolanum [MED.MI] +85% sono rispettivamente il primo e il terzo “best performer” degli ultimi 27 mesi. Potranno continuare a correre? Noi pensiamo che non sia ancora il momento di scendere da questi cavalli, anche perché quello che trapela dalle stanze del governo è molto interessante per il settore: si parla proprio in queste ore di un nuovo provvedimento per facilitare il rientro dei capitali posseduti da italiani all’estero, che secondo alcune stime ammonterebbero a 180 miliardi di euro. Come già è successo nei due precedenti “scudi fiscali”, una bella fetta di quei soldi finirà nei prodotti del risparmio gestito. Lo stesso giudizio vale per BancaGenerali [BGN.MI] , che non fa parte del FtseMib, ed è salita nei fatidici 27 mesi del 95%.
Altri titoli che continuano a piacerci fra le migliori performer sono Autogrill [AGL.MI] +52% e Buzzi [BZU.MI] +25%. La prima ha appena terminato un processo di rifocalizzazione sulla ristorazione veloce con importanti piani di crescita in Nord Europa e in America. La seconda dovrebbe beneficiare della ripresa del settore immobiliare negli Usa.
Totalmente diverso è il discorso sui titoli del lusso. Ferragamo [SFER.MI] +123%, Luxottica [LUX.MI] +60% e Tod’s [TOD.MI] +26% sono ottime aziende, ma in Borsa sono scambiate a valutazioni elevatissime che si giustificavano solo con scenari di crescita vertiginosa, che invece non ci sono più. Segnali consistenti di rallentamento del lusso sono venuti nelle scorse settimane dai due colossi francesi Lvmh e Kering (Gucci), che hanno dovuto fare i conti con una domanda calante in Asia.
Fra i titoli che sono rimasti indietro, il nostro preferito è Fondiaria-Sai [FOSA.MI] : dall’inizio del 2013 ha guadagnato il 90%, ma rispetto ai livelli del luglio 2011 è ancora “sotto” del 76%. Finita la sciagurata era Ligresti, la società è già ripartita sotto la solida guida del management nominato da Unipol. Per noi ci sono ancora spazi di crescita.
Non ci sentiamo di dire la stessa cosa per StM [STM.MI] , che ha appena annunciato prospettive deludenti, e neanche per Fiat [FIA.MI] , che rischia di non portare a casa la fusione con Chrysler nei tempi sperati, mentre il mercato Brasiliano, polmone finanziario del gruppo, si sta sgonfiando.
Dopo due profit warning in pochi mesi, Saipem [SPMI.MI] deve ancora convincerci che ha ritrovato la strada della redditività, mentre TelecomItalia [TLIT.MI] è avvolta in una tale nebbia riguardo alle intenzioni dei suoi principali azionisti che viene spontaneo aspettare e guardare.
Di sicuro ci piacciono Finmeccanica [SIFI.MI] e A2A [A2.MI]. La prima, con fatica ma anche con determinazione, si sta muovendo verso la razionalizzazione delle sue attività per concentrarsi nella Difesa e nell’Aerospazio, cosa che giudichiamo molto positivamente. La seconda sta ottenendo risultati superiori a ogni previsione nella riduzione del debito, il che libera risorse per nuovi investimenti in aree redditizie come la termovalorizzazione dei rifiuti.
A cura di Websim