13 ottobre 2014 – Le strategie Sri di investimento a “esclusione” valgono il 41% degli asset in gestione in Europa. Non è ancora superata la soglia della metà, ma è più che sufficiente per parlare di “mainstream” (ossia fenomeno affermato e dominante). È questo, infatti, il termine che utilizza Eurosif per commentare i risultati del suo sesto osservatorio sui Sustainable and Responsible Investment (Sri) in 13 Paesi europei presentato giovedì scorso a Bruxelles e la cui analisi, in relazione alla situazione italiana, sarà oggetto dell’evento della prossima Settimana Sri. “Mainstream” è un termine che sottintende una svolta, perché rende lo Sri un elemento “portante” della finanza internazionale.
Le strategie di esclusione, dunque, sono il principale alfiere della finanza responsabile. Sono anche le più accessibili, cioè le meno complesse da adottare. Le masse in gestione soggetti a criteri di esclusione (principalmente riferibili agli armamenti) sono cresciute del 91% dal 2011 (anno del precedente rapporto Eurosif) al 2013, raggiungendo quota 6,9 trilioni di euro, cioè 6.900 miliardi di euro.
Ma la crescita della finanza Sri è stata formidabile anche in altri comparti. Gli investimenti “sustainability themed” (ossia con tema sostenibilità), sono aumentati del 22,6%, quindi con un passo maggiore degli asset in gestione ordinari (+21,7% in Europa). Un ottimo risultato lo registrano gli investimenti per cui sono previsti “engagement e voting policies” (azionariato attivo), cresciuti dell’86% nel periodo, a quota 3.300 miliardi di euro. Metà della crescita, spiega Eurosif, è dovuta al Regno Unito, con altri contributi chiave portati da Olanda, Norvegia e Svezia. Ma progressi notevoli sono arrivati anche dal Belgio (+91%), Italia (+193%) e Germania (+48%).
Lo studio, inoltre, per la prima volta è in grado di fornire un trend legato all’impact investing che si è rivelato la strategia con la maggiore crescita in Europa: +132% dal 2011. Si stima rappresenti oggi un mercato da 20 miliardi di euro. I Paesi chiave sono Olanda e Svizzera, i quali coprono due terzi del totale, seguiti da Italia, Regno Unito e Germania
In generale, rileva Eurosif, è cresciuta in modo consistente l’adozione di criteri di valutazione anche sui fattori non-finanziari. I processi di investimento che integrano valutazioni Esg (environmental, social e governance) sono aumentati del 65% dal 2011.
A cura di ETicaNews