13 giugno 2013 – Ma di che cosa stiamo parlando? E’ la reazione a caldo di chi, come ha scelto di fare ETicaNews, decide di addentrarsi nel mondo dei fondi e più in generale degli Oicr, quei “Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio” così definiti ai sensi della lettera m) dell’art. 1 del Testo Unico della Finanza (Tuf), che possono essere considerati “etici” o quanto meno Sri. Fondi quanto meno che puntano a creare valore del capitale investito nel rispetto di principi di responsabilità sociale e ambientale. Il Tuf non aiuta in tal senso a definirne i confini e anche la classificazione per comparti di Assogestioni non risolve la questione. Dunque? Procediamo per gradi.
Partiamo appunto dalla classificazione dell’Associazione del risparmio gestito, un indiscutibile punto di riferimento per la valutazione di primo livello delle caratteristiche dei prodotti di risparmio gestito ed in particolare dei fondi aperti. Cosa ci dice? “Si qualifica “etico” un fondo che sulla scorta di una propria definizione operativa del concetto di eticità ha una politica di investimento che vieta l’acquisto di un insieme di titoli e/o privilegia l’acquisto di titoli sulla base di criteri diversi dalla sola massimizzazione del rendimento atteso, e/o si attiene a un processo di investimento secondo principi diversi dalla sola massimizzazione del rendimento atteso (corporate governance del fondo). Tale definizione è indipendente dalle specifiche modalità di applicazione dei criteri di esclusione/inclusione (comitato “etico” interno, società di consulenza, selezione esterna, benchmark)”. Bene, a livello teorico. Ma in pratica? E poi, siamo sicuri che sia sufficiente questa definizione a inglobare tutto il mondo Sri?
Proviamo ad andare oltre e ad analizzare quale etichetta di tipo Sri si assegnano da soli i fondi. Facciamo un esperimento. Andiamo nel sito di Morningstar.it, che offre una gamma completa, semplice e ricca di dati e informazioni sui fondi destinati alla vendita a investitori privati in Italia, e impostiamo una ricerca nel database per trovare tutti quegli strumenti di investimento collettivo con, nel nome, il suffiisso “etico”. Cosa si ottiene? Una ventina scarsa di fondi comuni (gestiti da Etica sgr, Eurizon, Pioneer, Sella Gestioni sgr, Raiffeisen, Ubi Pramerica) e sette fondi pensione (della serie Cattolica, Laborfonds, Risparmio&Previdenza, Teseo).
Non accontentiamoci. Selezioniamo ora gli Oicr legati, almeno a parole, alla “sostenibilità”. Di certo, almeno sulla carta, investimenti di tipo Sri. Per farlo lanciamo un’interrogazione al database con il termine “sustain”, per includere sustainability e sustainable. E qui la faccenda esplode: ben 107 fondi comuni e una decina di Etf targati iShares. Tutti questi fondi appartengono ufficialmente a categorie molto diverse tra loro.
Quali conclusioni generali possiamo trarre? Innanzi tutto, il mondo degli investimenti Sri ha confini ancora non ben definiti. Tutt’altro. Secondo, manca ancora un’uniformità di classificazione di questi strumenti. Manca insomma una sorta di pagella “etica” oggettiva mentre oggi si lascia molto, forse troppo, spazio all’autocertificazione. Nello Sri bisogna entrare in profondità prodotto per prodotto. ETicaNews darà il suo contributo in questa direzione.
Fabrizio Guidoni
A cura di ETicaNews